Bambini e natura
I giocattoli tradizionali sono banditi. Con un po’ di fantasia, ci si può divertire benissimo con ciò che si trova nel bosco, come bacche o rametti: «Serve a stimolare la creatività – aggiungono gli educatori -: uno dei nostri obiettivi è proprio far lavorare l’immaginazione dei bambini. Ogni settimana dedichiamo alcune ore alle arrampicate, alle corse e agli itinerari che favoriscono l’interazione fra il bambino e la natura». I colori delle foglie spiegano come cambiano le stagioni, ma i baby-allievi vengono anche addestrati a osservare i cambiamenti del clima. Da veri, piccoli esploratori: «Oltre a incoraggiare attività pratiche e manuali – chiosa Loglisci – stare all’aperto contribuisce ad aumentare l’autostima dei bambini».
Quando creò la scuola a Bioglio, Claudia Loglisci si ispirò non solo agli «asili nel bosco» del Nord Europa, ma anche alle teorie di filosofi e pedagogisti attenti al rapporto fra bambino e natura: Rousseau, Montessori. Steiner, Neill. I 10 piccoli iscritti non sanno chi siano questi pensatori, ma apprezzano il fatto di non fare lezione fra quattro mura. E di trasformare, ad esempio, tanti legnetti in un trenino, infischiandosene di quelli già pronti e costruiti.
La regola, inoltre, è che si sta all’aperto in ogni stagione, inverno compreso. Si ricorre al «rifugio», al caldo e con un tetto sulla testa, solo quando il tempo è pessimo, o quando sarebbe pericoloso stare fuori. La giornata tipo comincia con l’accoglienza e coi canti. Poi si parte per i percorsi settimanali (bosco, orto, fattoria, creativo, libero), si prepara il pranzo e si riordina. Nel primo pomeriggio riposino, fiaba e merenda. «Un asilo convenzionale costa quanto cinque asili nel bosco – conclude la fondatrice -, e questo risparmio ci permette di avere più educatori e un miglior rapporto insegnanti-allievi». Unico requisito: essere pronti a scorrazzare tutto l’anno nel «Bosco dei piccoli».
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